lunedì 6 giugno 2011

Enucleare il nucleare (2: l'elettore consultato

Abbiamo assodato che un confronto tra centrali che assolvono alle richieste di punta e quelle che assolvono alle richieste di base non è corretto. Dunque niente ignoranti, fideistici e pregiudiziali scontri tra nucleare ed eolico (un’azienda in pieno ciclo produttivo certo non può sospendere la produzione in attesa che tiri vento).
Dunque le domande di energia per la vita e lo sviluppo di un paese sono attualmente soddisfatte con i metodi che l’uomo conosce: in Italia combustibili fossili (in particolare gas naturale i.e. metano, carbone e derivati del petrolio).
Senza fronzoli descrittivi possiamo dire che usiamo i metodi più inquinanti per l’energia di base trascurando da molto tempo quello che nei limiti di un corretto regime di funzionamento risulta il più ecologico (nucleare = zero emissioni nell’ambiente però 5-6 m3 l’anno di scorie radioattive).
In più, se volete anche divertirvi (ma non c'è da ridere), a questo link http://www.archivionucleare.com/index.php/2011/05/31/probabilita-supernenalotto-fusione-nocciolo/#more-841 potete leggere come sia assai più probabile fare sei al superenalotto che vedere il danno irreparabile di un reattore nucleare.

Calma.

Sono contro il nucleare in Italia. Ma non è la paura che determina la mia opinione, né le argomentazioni catastrofiste e prive di dati scientifici della maggioranza degli antinuclearisti.
In Italia è impossibile tornare al nucleare per una serie di ragioni che non hanno minimamente a che fare col funzionamento delle centrali:


SCORIE

Nel 2003 la presidenza del Consiglio dei Ministri aveva dichiarato lo stato di emergenza in Lazio, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Piemonte considerata l'ineludibile esigenza di assumere iniziative straordinarie e urgenti volte a realizzare lo smaltimento dei rifiuti radioattivi dislocati nelle centrali nucleari presenti sui loro territori. L'impegno era di risolvere la questione entro quell'anno. Il problema è tuttora senza soluzione. Io mi dovrei fidare di chi (avendo il bastone del comando di ogni colore da trent'anni) non è stato in grado di trovare una concreta soluzione per le scorie accumulate in passato? No, grazie. Rimanga inetto per favore senza il mio assenso.
Il Parlamento Europeo inoltre lascia autonomia agli Stati sul tema della sicurezza e dello smaltimento, nella più totale assenza di una linea comune, come se non volesse decidere. Motivo in più per evitare il nucleare (in queste condizioni) come la peste. In più i fondi europei sono misteriosamente incanalati sullo studio dei metodi per arrivare alla fusione nucleare (attualmente una chimera) piuttosto che su un più realistico quanto necessario sistema per lo smaltimento sicuro delle scorie radioattive. Al giorno d'oggi le scorie cosiddette a bassa attività vengono poste in depositi di calcestruzzo armato, in superficie o a bassa profondità, senza alcuna garanzia perché la loro “vita breve” è comunque di alcuni secoli e quella del calcestruzzo senza dovute manutenzioni è tutta da dimostrare (è ovvio che si attende un miglioramento delle tecniche di smaltimento, di là da venire). Le scorie ad alta attività (a “vita lunga” cioè migliaia di anni) devono essere poste, dopo la vetrificazione, a chilometri sotto terra, in strati geologici non in contatto con le falde etc. Un deposito siffatto costa miliardi di euro insostenibili per i quantitativi tutto sommato limitati di scorie (specie se a investire sono i privati).

PREPARAZIONE SCIENTIFICA E RICERCA

Ll'opinione dei tecnici competenti è tenuta in scarsa considerazione. Sarebbero faziosi. Tolti i competenti però rimangono gli incompetenti. Ergo io non mi fido di una generazione che ha chiuso la baracca della ricerca sul nucleare venticinque anni fa, disperso e “riqualificato” i centri di eccellenza di quella ricerca (vedi ENEA ad es.), eliminato gli ingegneri nucleari. Chi dovrebbe guidare ora le nostre scelte energetiche? Chicco Testa? Sarà un bravissimo manager ma tecnicamente non so...
Rifondare la ricerca e la qualificazione di tecnici preparati (a meno di non voler creare una definitiva dipendenza dall'estero) richiederebbe almeno il tempo che ci è voluto a dismetterla ma, vista l'inettitudine della nostra classe politica preventiviamo almeno il doppio. Col sapere delegittimato è la totale paralisi, visto che chiunque può indire una campagna “contro”. L'altra sera a Ottoemezzo era veramente stucchevole sentire un professore universitario chiedere cortesemente di elencare centrali alternative a quelle conosciute per produrre energia di base e sentire rispondere dalla presidentessa dei verdi europei “Lei le conosce meglio di me”. Ci sono o non ci sono? (il primo che tira fuori l'eolico adesso lo aspetto sotto casa).
Se consideriamo poi che il presidente del CNR, Roberto de Mattei è uno che va dicendo che il terremoto in Giappone è una punizione di Dio e che l'impero romano è caduto per colpa degli omosessuali devo dire che votare Sì sarebbe l'unica speranza di non peggiorare le cose. Di chi ci dobbiamo fidare?

PIANIFICAZIONE E MERCATO

Che tipo di consultazione si pensa di poter fare? Intanto il governo non ha esposto un piano unitario (non è in grado). Si grida alla necessità di energia quando tutti i calcoli (persino quelli di Wikipedia) dimostrano che l'Italia ha un enorme surplus di energia lorda. Non è una grande idea costruire per non produrre. Il famoso blackout dell'estate del 2003 fu la scintilla che fece dire a tutti che c'era bisogno di maggiore energia e che non potevamo dipendere dall'estero: allora via col nucleare. Il problema però è che quel blackout è avvenuto di notte, con numerose centrali spente. Solo Roma chiedeva energia pari al giorno perché c'era la notte bianca. La verità è che si tendeva a sfruttare, per ragioni di convenienza economica, gli elettrodotti svizzeri per importare energia sovraccaricandoli oltremodo. Solo questo; perché se la politica energetica non è garantita dallo Stato, per tutti, ma regolata dal profitto privato i risultati sono di un solo tipo. Figuriamoci costruire le centrali nuove. Nucleare e libero mercato sono un ossimoro. Una centrale nucleare costa molti miliardi di euro, i tempi di realizzazione sono lunghissimi: non è possibile la necessaria programmazione (leggi anche affidabilità e ottimizzazione) in un contesto di garanzia di redditività e tempi ragionevoli che cercano le imprese private. Non a caso il nucleare sta funzionando in quelle economie in ascesa fortemente stataliste nelle politiche energetiche come India o Cina. Il tempo di vita delle centrali nucleari, di venticinque anni, non è mai sufficiente a far rientrare i costi sostenuti per produrle: ecco perché ovunque se ne prolunga la vita a discapito della sicurezza (vedi anche Fukushima) specie se in mano a privati.

FURBIZIA

Non c'è nulla nelle scelte del governo che lasci intendere una voglia di dare prospettiva di rilancio allo sviluppo. Vorrei ricordare lo scandalo taciuto da tutti - anche dai verdi (che sembrano parlare dopo essersi consultati con i produttori di “Ai confini della realtà” invece che con addetti ai lavori – consumatosi a partire dagli anni post referendum (e tuttora in corso) dei sussidi alle fonti rinnovabili cui fu assimilato anche il metano (principale combustibile non rinnovabile di alimentazione delle nostre inquinantissime centrali termoelettriche).

DECADIMENTO DELLA QUOTA NUCLEARE IN TUTTI I PAESI DI PIÙ ANTICA NUCLEARIZZAZIONE

Nel 2010 erano in funzione 13 centrali in meno rispetto al 2000. Nel 2008 non ne è entrata in funzione nessuna, nel 2009 si è ridotta la potenza del parco centrali. Rispetto ai massimi toccati fino alla fine degli anni Novanta l'apporto del nucleare si è ridotto del 21% in Germania, del 14% in Giappone, del 27% in Gran Bretagna, del 7% in Francia, del 12% nell'intera Unione europea. Il nucleare non è in salute. Non è compatibile col mercato, i costi di produzione e di esercizio sono mostruosi, la gestione richiede alta qualificazione, il problema delle scorie pesa come un macigno. Senza contare che quei costi altissimi finiscono nelle bollette, altro che calo dei prezzi: non esiste una sola esperienza al mondo che fornisca dati di significative diminuzioni dei prezzi a seguito dell'adozione del nucleare (noi a Latina, tra l'altro, paghiamo in bolletta ancora un alto prezzo per scorie non smaltite e, a quanto pare, non smaltibili).

RISPARMIO ENERGETICO

Una seria politica di risparmio energetico sarebbe auspicabile. Una valutazione delle nostre necessità di energia andrebbe fatta dopo una misurazione esatta del nostro reale surplus (innegabile) di energia lorda e dopo dieci anni di serio risparmio. Serio.
Non come la bufala delle cosiddette lampadine a basso consumo; sarà anche vero che con 11 watt ne rendono 60 però sono tossiche, contengono mercurio, vanno smaltite con attenzione e procedure articolate. Per risparmiare watt (che poi in realtà si risparmiano solo per lunghissimi tempi di esercizio, non in casa dunque) ci ritroviamo con un altro bel paccone di rifiuti tossici da smaltire. Bella green economy. Complimenti.

Per tutte queste ragioni io dovrei votare sì al referendum sul nucleare. Vorrei invece astenermi perché la procedura di consultazione su un tema così delicato, strategico per un paese, non si può fare senza una lunga e adeguata campagna informativa non ideologizzata. Poi penso che un ulteriore sì (perché tre li do per scontati) mi permetterebbe di dare quattro spallate a Berlusconi...
ognuno tragga le sue conseguenze.

P.S. Qualcuno saprà che Carlo Rubbia ha illustrato un tipo di centrale nucleare che utilizza Torio anziché Uranio. Adesso sta per entrare in esercizio una di queste centrali in India, seguita da lui in persona...alla prossima puntata.

2 commenti:

  1. la centrale al torio di rubbia, di cui si parla da qualche anno,
    è argomento che andrebbe seguito con attenzione.
    per il resto, per quello che sono riuscito a capire fino ad ora, mi sento in sintonia con quello che scrivi.
    sopratutto la gestione, avendo visto l'esperienza delle privatizzazioni latinensi e non solo, mi preoccupa enormemente.
    l'esempio tedesco mi pare imprescindibile

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