È assolutamente evidente che al Comune di Latina lo fanno apposta.
A piazza Bruno Buozzi, di fronte al Tribunale, avevano messo, nel 2000, la statua intitolata “La pace” di Duilio Cambellotti. Una scultura piccola ma gradevole, con una stilizzata figura che guidava l’aratro verso il tribunale. A me, tutto sommato e considerando le grandi menti dell’amministrazione, non dispiaceva. Avevo elaborato tutta la mia interpretazione di una pace che traccia il suo solco fruttifero verso la giustizia (parola impressa a chiare lettere sul fregio liscio del porticato di facciata del palazzo del tribunale). So bene che tra giustizia e legge c’è una grande differenza ma almeno era un messaggio positivo. O, meglio, per me lo era.
E infatti era troppo. Era un’interpretazione che proprio non stava nella testa di quelli là, quelli del consiglio Comunale. Pertanto, appena insediati, un segno lo dovevano pur dare di come stavano messi. Pensiamo alla giunta precedente che ha voluto essere ricordata ponendo quell’orrido dito in culo che è la cosiddetta scultura al centro dei portici dell’Intendenza di Finanza. E allora via Cambellotti, via tutto. Adesso ci mettiamo la statua del Seminatore, recuperata dalla sede della Coldiretti. Così ho pensato che, almeno, volessero dare un messaggio diverso: “è giunta l’ora di seminare la giustiza per raggiungere l’uguaglianza”. Ma io sono povero e ingenuo. Infatti il Seminatore è posto con le terga verso il Tribunale. Non solo. Poiché è girato verso sinistra, non guarda in asse verso Piazza del Popolo, il Comune, viale Mazzini; guarda verso l’edicola.
Io ci ho provato a starmi zitto. A cercare di vedere l’aspetto positivo (ehm…), però mi rimbomba nella testa una sola idea. Ora ve la dico e poi ognuno per sé e Dio per tutti.
Quella statua è emblematica, il simbolo chiave della situazione attuale. Cosa è quel popolo che “doveva” coltivare la terra redenta, quel popolo fiero seminatore del fertile agro pontino sottratto alla palude? È un popolo che elegge politici servi di potentati o che costruiscono potentati per sé; perciò, dà le spalle alla Giustizia. È un popolo che vede in giunta comunale gente che non ha votato o che ha preso pochi voti con slogan tipo: “tutto è permesso tranne quello che è espressamente vietato dalla legge”. Cioè, più o meno, siccome non è vietato dalla legge fregarsene del prossimo - sbattersene se ai giardini pubblici i giochi sono distrutti, se nelle scuole ti devono chiedere un contributo per la carta igienica e i colori e, comunque, non puliscono né i cortili né i giardini circostanti, se non c’è un servizio di trasporti decente, se negli uffici pubblici si devono fare trafile ottocentesche (vedi mense scolastiche), se la città è sporca, se non c’è cura e interesse del bene comune - allora è permesso.
Dunque il Seminatore dà le spalle (e il culo) al Tribunale. Inoltre distoglie lo sguardo da qualsiasi riferimento d’interesse pubblico (negando – negandosi - anche la matrice architettonica dell’asse Tribunale - viale Mazzini – Portici Intendenza di Finanza – Piazza del Popolo), rivolgendosi al bar e all’edicola. Mi sa che là davanti non ha più semi…