martedì 31 maggio 2011

Tre parole


Questo post non dovevo pubblicarlo. Ce n'è uno più importante sul nucleare.
Però ieri pomeriggio, tornando dalla stazione ho visto un manifesto 6x6 con Tiero che ringrazia per la valanga di voti. Oltre alla foto - che lo pone nella categoria dei latinensi che comprano i maglioni per usarli come coprispalle - ha messo uno slogan: Noi come te. Te come noi.
Ora, è ovvio che Tiero non è Valeria Rossi (ricordate? Quella di “Tre parole”) e dunque certe licenze non può permettersele. Tra la terra e il cielo/in mezzo ci sei te cantava in quella meravigliosa canzone, una pietra miliare della musica italiana (Valeria dove sei? Ti adoro!).
Te” è complemento e non si può usare come soggetto, a questo scopo si usa “tu”. Dunque, per ringraziare, Tiero avrebbe dovuto scrivere Noi come te. Tu come noi.
È chiaro che chiunque potrebbe dirmi che sto spaccando il capello in quattro, specie di fronte all'ampio consenso politico ottenuto dal consigliere. Non c'è dubbio. Io Tiero nemmeno lo conosco e per quello che ne so potrebbe essere in odore di santità. Però, ecco, Noi come te (noi?), tu come noi, al di là del problema linguistico (che non è secondario ma comprimario, indicativo di un mondo), sembra quasi che voglia dire “bene, bene. Adesso non vi preoccupate, voi che mi avete votato, noi siamo uguali e io sto in mezzo a voi. Quelli che non sono uguali cerchino un altro santo”. É l'uso del noi - se non si è capito - che risulta efficace per i suoi elettori ma anche esclusivo, selettivo nei confronti di quelli che non lo hanno votato. Bene comune? manifesto elettorale, mo' basta; si fa la politica seria.
Mentre vedevo il manifesto avevo la radio accesa; ascoltavo la Moratti che sosteneva di aver telefonato a Pisapia. Ho pensato.
È possibile porcaccio giuda che qui a Latina non si riesca a votare uno di sinistra? Uno contro il quale il centrodestra si debba scagliare a morte. Uno contro il quale debbano usare una storia di furgoni rubati, una paura a caso, un sospetto di terrorismo. No?
Già me li immagino gli slogan sui 6x6.
vuoi che ha latina siamo costretti tutti a guardare la mecca?
vuoi vedere froci sposati che copulano alla strada?
vuoi che un negro chiedi la mano di tua filia?
Tutta una bella campagna denigratoria, piena di insulti ed errori di ortografia e di lingua. Senza argomenti. Certo, qui a Latina non potranno usare zingaropoli perché l'hanno già permessa DC e centrodestra, però avanzano ancora un bel po' di luoghi comuni da sfruttare.
Come sarebbe bello che a sinistra, a Latina, ci fosse uno di sinistra, non un democristiano. Non un democristiano. Non i democristiani.
Non c'è fretta, abbiamo cinque anni.
Maledetta primavera. Che fretta c'era lo sappiamo io e TE.

3 commenti:

  1. all'università insegnavano che copiare è un'operazione intelligente nel senso che va fatta con intelligenza.
    innanzitutto scegliere un buon modello, possibilmente un capolavoro e poi procedere a tutta le operazioni necessarie per arrivare ad un risultato ottimale.
    in questo caso il primo passo - la scelta del modello - è stato fatto ottimamente
    "we like you, you like us"
    è semplice e nello stesso tempo presenta diversi piani di lettura.
    i passaggi successivi invece, a giudicare dal risultato ottenuto, sono stai eseguiti in modo pessimo.
    spariti i diversi piani di lettura, sgangherata la grammatica il risultato è grottesco.
    credo sia un'ottima metafora del modo di lavorare che si va sempre più diffondendo.
    copiare qualcosa che funzione senza capire percchè funziona. ergo un mero scimmiottamento sperando negli stessi risultati.

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  2. @bdm: già, già, già (Arnold, Happy Days).
    Grazie! (condivido in pieno). F

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