domenica 1 maggio 2011

Politica e lavoro: due assenti ingiustificati.

All’isola ecologica su via Bassianese è sempre tutto ordinato. Contenitori differenti per ogni tipologia di rifiuto speciale da smaltire. Chi ha svuotato la cantina, cambiato aspirapolvere o computer va lì e butta le cose vecchie. Nel gabbiotto all’entrata lavora un ragazzo, forse un po’ più giovane di me; è diligente, educato, molto simpatico. Ultimamente ci sono stato due volte, con mia figlia di due anni e mezzo; lei mi accompagna volentieri perché le regalano sempre il portachiavi-gadget di spugna dura. Quell’isola ecologica e quel ragazzo mi fanno stare simpatica Latinambiente. Certo, quando non viene a pulire via Papiniano, dove abito, mi incavolo a morte: un paio di volte io e mia moglie abbiamo scritto al sindaco – quando c’era - ed è scoppiato un mezzo casino.
Ad ogni modo Latinambiente non funziona. È male organizzata e soprattutto - è sulla bocca di tutti - mal gestita, basti pensare ai casini TIA e TARSU e al fatto che da un anno e mezzo non vediamo una bolletta né sappiamo quanto pagheremo. Ne è consapevole anche il centrosinistra, pare. Infatti nei punti principali del programma di Moscardelli, c’è chiuderla.
Quando l’ho letto la prima volta mi è venuto in mente subito quel ragazzo sulla Bassianese: me lo sono immaginato il giorno che la sinistra dovesse vincere le elezioni, preoccupato per il suo futuro, magari disperato. Non credo che voterà Moscardelli. Poi però ho riflettuto meglio e ho pensato che forse gli slogan elettorali estremizzano un po’ le intenzioni e che il candidato sindaco e la sua coalizione intendevano solo dire che la società andava riorganizzata con personale dirigente all’altezza, in grado di porre a regime la delicata macchina del ciclo dei rifiuti. In realtà ho letto un’altra dichiarazione, poco tempo dopo, in cui si specificava che oltre alla chiusura l’intento è quello di affidare lo smaltimento a società completamente diverse che già avrebbero dato prova di efficienza in altri comuni paragonabili a Latina. Dunque quel giovane ha davvero di che preoccuparsi, visto che non viene spiegato che fine faranno i dipendenti.
Ma io dico: è possibile che i candidati riescano a mettersi la propria umanità sotto le scarpe così? Senza dire una parola che rassicuri i lavoratori (sarebbero dalla loro parte, quelli del centrosinistra, fino a prova contraria), che li invogli a migliorare la condizione della “loro” azienda per fare meglio il proprio lavoro? No, li mandano al macero insieme ai politici avversari che hanno fatto lo sfascio gestionale. Ne parlavo con qualcuno ieri che mi ha replicato, facendomi saltare la mosca al naso, che va chiuso tutto e azzerato perché lì lavora solo chi è raccomandato dai vari politici di destra, in cambio del voto. Certo, non sono io a negarlo e conosco perfettamente casi di questo tipo, però i più sono operai che hanno elemosinato un lavoro pregando in ginocchio un potente. Ora si alzano la mattina alle tre e mezza e girano anche con con zero gradi per caricare su un camion le cose che tutti gettano via o per pulire la strada. È un lavoro. Va bene che magari non tutti lo fanno al meglio, che anche io mi sono inalberato più di una volta e che sono convinto che potrebbero fare assai di più, però in tutta franchezza, dipende da chi li organizza e chi li controlla. E dovrebbe stimolarli.
Inoltre, mannaggia la miseria, se Latinambiente è imbottita di raccomandati della politica che fanno un lavoro di merda non va bene - perché di destra - e se invece l’Ater è occupata da altrettanti dietro le scrivanie è tutto in regola perché di sinistra? Abbiamo lanciato strali giusti e d’ogni genere sul centrodestra, sui palazzinari, sugli amici di Fazzone ma qui io vorrei vedere un'opposizione che si ponga come alternativa, non che brami semplicemente prendere il posto di quelli, per fare le stesse cose. Vorrei vedere qualche giacca di meno e qualche camicia con le maniche rimboccate in più, non nelle foto ma attaccata ai cancelli delle fabbriche, abbracciata ai disgraziati di questa città. Invece no, parola d'ordine: si chiude. Come la Goodyear, ognuno per sé e Dio per tutti. Questa è la sinistra a Latina?
Vuoi cancellare una situazione fallimentare, d'accordo. Ma ai lavoratori qualcosa devi dire. Sembra invece che non si faccia distinzione tra azienda e suo contenuto umano, spietatamente. È questo il compito della politica? A un tale incartapecorimento della sensibilità umana, del senso di appartenenza ad una comunità ci deve portare la ricerca di consensi? Un ottuso manicheismo di tessere e bandiere ci porta ad essere così disumani da distinguere i deboli in categorie? Che tempo privo di ideali è questo in cui si mettono in nomination pure i lavoratori da parte di mestieranti della politica? Il centrosinistra è quello che scrive sui manifesti “Latina riparte dai suoi cittadini”, però non tutti, sembra. Non si può parlare più nemmeno di realpolitik: questa è schiavitù. Una terribile servitù che sottomette le idee e la libertà individuale alle necessità di sopravvivenza attraverso il vincolo del voto politico e del consenso coatto.
Sono andato a leggermi il rapporto Excelsior 2009 che è disponibile on line sul sito della Camera di Commercio di Latina. La provincia, a partire proprio dal 2009 soffre di un peggioramento assoluto del saldo occupazionale in tutti i settori. Il dato dell'industria è catastrofico con un declino quantificabile in circa 700 lavoratori in meno. Non dispongo di dati aggiornati ma se pensiamo che i casi Nexans e Bristol sono successivi si fa presto a trarre le conclusioni, senza contare le crisi Findus e Tacconi sud. Ora, non è il caso di dire che le proteste e le azioni politche non si devono fare per i lavoratori ma con i lavoratori? Non perché ti votano - anzi potrebbero proprio non farlo - ma perché la tua vita (vocazione?) di politico, che tu sia istituzionalmente incardinato o no, ti impone di lottare per i diritti della comunità che è costituzionalmente fondata sul lavoro. Mi suscita un amaro sorriso il pullulare di candidati in mezzo alla gente solo per motivi elettorali (ad esempio all'inaugurazione della libreria Feltrinelli) constatando la fatica del popolo di farsi rappresentare nel momento di massimo bisogno, quando non ha alcuna serenità né voglia di crederci più tanto.
Non mi sono fatto mancare qualche altro numero, perché se la classe dirigente è quella che è sembra proprio che i cittadini di Latina ci mettano del loro. L'ultimo dossier realizzato dal Sole24ore (anch'esso on line) sulle 103 province italiane comunica dati allarmanti su alcuni tipi di comportamento che generano la mentalità già analizzata in articoli precedenti. Latina è all'ottantanovesimo posto in classifica per i debiti non pagati: abbiamo € 85,17 di protesti pro capite. Siamo una delle province con la popolazione più indebitata d'Italia. Non basta: se guardiamo i risparmi depositati in banca siamo settantaduesimi, con € 7.991 per abitante (tanto per avere un ordine di grandezza, la prima provincia, Milano, ha un risparmio depositato per abitante di € 27.776, quasi € 20.000 di differenza, un dato mostruoso). Siamo pieni di debiti (su cui fondiamo la nostra apparenza di benessere) e non mettiamo da parte nulla, sia perché i più poveri non arrivano alla fine del mese sia perché chi ha spende tutto quello che ha. C'è anche la conferma del dato, quella che stende qualsiasi distinguo di opinione: nei consumi siamo tra le prime venticinque province d'Italia, con una spesa pro capite di € 444,5 in mobili ed elettrodomestici. Niente risparmio, mucchi di debiti e spese da primato. Che mentalità si nasconde dietro questi dati? Non è difficile arguire.
È ovvio dunque che se da una parte la classe politica deve cominciare a cercare di ragionare con le categorie della solidarietà sociale e della costruzione del bene comune è vero anche che i cittadini comuni devono trovare le motivazioni per fare una salto in avanti, acquisendo gli strumenti che permettano loro di giudicare consapevolmente il proprio ruolo nella società, i propri doveri e i propri diritti. Senza che patiscano la necessità di indebitarsi fino al collo per sentirsi a proprio agio durante le passeggiate in piazza e arranchino nel privato completamente disgregati dalle ansie della rincorsa sociale. In questo il compito educativo del dibattito politico, della partecipazione, delle iniziative culturali è primario.
È solo con un innalzamento del livello culturale medio che si può uscire dal tunnel dell'individualismo e dell'ottusa mostra di sé, sia che si abbiano le disponibilità economiche sia che manchino. Anzi, laddove manchino, sopra ogni cosa la politica - attraverso i suoi attori - deve ampliare le possibilità di crescita della comunità, renderle accessibili ma anche desiderabili. É necessario far sentire alle persone, quotidianamente, uno Stato che le protegge, le garantisce, che lotta per loro. Con i fatti, non con le promesse Berlusconiane sulle quali si sono appiattite destra e sinistra.
Più sei debole, più devi essere un punto di forza per lo Stato. I tuoi rappresentanti, dopo il voto, devono andare a fare gli interessi della comunità. Non i propri e di chi gli ha allacciato le scarpe in un bell'ufficio, nell'ora in cui i camion di Latinambiente rientrano con gli autisti che cascano dal sonno e dalla fatica.

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