sabato 22 ottobre 2011

NON LASCIAMOCI INTIMIDIRE!

Hanno devastato la sede di LIBERA a Borgo Sabotino. Vedere QUI.

Bastardi. Criminali. Vigliacchi.

IO STO DALLA PARTE DELLA LEGALITA'


NON PASSIAMO SOTTO SILENZIO QUESTI EVENTI. PER I NOSTRI FIGLI.

NON LASCIAMO CAMPO A CHI VUOLE RUBARCI LA LIBERTÁ

martedì 18 ottobre 2011

Indignati?


Mi stavo chiedendo se valesse la pena dire la mia sulle devastazioni a Roma. Probabilmente no. Potevo solo replicare il già detto. Tra l’altro mi sono astenuto dalla lettura dei commenti sui giornali, il che peggiora la situazione. Comunque non mi piace questa manifestazione (quella “vera”) che sembra persino “appoggiata” dal sistema. Anzi, mi viene da dire “guidata” ma adesso non è il caso di approfondire e, sicuramente, c’è chi saprebbe farlo meglio di me. Una cosa però mi ronza nel cervello: alla condanna delle violenze ha fatto eco un giustificazionismo piuttosto esteso. Di questo tenore: se lo stato ti violenta, se le banche violentano la tua vita e la tua tranquillità, se speculano sul tuo futuro rispondi con la violenza.
Quasi un’ovvietà.
Questa logica è più diffusa di quanto pensiamo. Persino nel “movimento” (degli indignados). Così a un gruppo di ingenui pacifisti guidati e incitati dal sistema che dovrebbero combattere (e questo è purtroppo un po’ vero) se ne opporrebbe uno di veri “incazzati” che reagiscono alla situazione politico economica. Ne conseguirebbe che i feriti (non banchieri, speculatori, figliomignottanza varia della finanza ma partecipanti pacifici, impiegati delle forze dell’ordine e cittadini comuni) sono una “necessità”, un prezzo da pagare nella guerra. È d’altronde quello che ha detto uno, che sabato stava a spaccare tutto, in un’intervista a La Repubblica. Sono “loro” che violentano, “noi” rispondiamo. “Chi ha ucciso le quattro operaie di Barletta?” ha sentenziato. Be’, tesoro dello zio, magari  sono morte anche perché un figlio di puttana le sfruttava in nero e un altro non ha fatto il suo dovere di tecnico, però tu non hai tirato il sampietrino al figlio di puttana, l’hai tirato a un povero cristo che non c’entrava un cazzo. Ti è chiaro?  Quando i giornalisti di Repubblica ti hanno fatto notare il particolare hai eluso la domanda, hai risposto che “tutti” sapevano cosa volevate fare, sia quelli del “movimento” sia i poliziotti. Se così fosse (e sarebbe spaventoso) comunque non sarebbe meno grave la totale mancanza di logica della tua azione da eroe della domenica. Secondo te le operaie di Barletta le hai vendicate spaccando la porta del negozio, della tabaccheria o anche, metti pure, di una banca? Non ti posso dire cosa penso veramente della tua intelligenza, perché mi fai paura.
Non posso permettermi neanche  di dare consigli a voi geni che andate ad addestrarvi in Grecia in organizzazioni paramilitari (dal che si ricava che se gli indignados sono un “sistema” lo sono altrettanto i black block). Però una riflessione: se proprio volete fare i violenti, i combattenti, i paladini della rivoluzione contro l’economia globalizzata, il precariato, la speculazione finanziaria, andate a prendere a bastonate i banchieri, piantate magari un sampietrino in fronte a qualche pezzo grosso delle multinazionali, fate saltare in aria la sede di una società di mediazione finanziaria e non rompete i coglioni alla gente che cerca di sfangarla ogni giorno facendosi un culo così (magari riponendo qualche speranza in un “movimento” non molto spontaneo ma presentato come tale). Coraggio, vigliacchi che non siete altro, prendetevela con chi crea i problemi della società, non con chi li subisce. È chiaro il concetto? Possibile che ancora non abbiate capito l’elementare differenza tra sfruttatore e sfruttato?
Pensate poi che il coup de théâtre di spaccare la statua della Madonna abbia fatto tra voi proseliti contro la Chiesa Secolare? Voi non avete capito una mazza dei bisogni della gente. Voi andate in Grecia ad addestrarvi a spaccare la società che condividete ogni giorno. E nel giorno in cui vi credete Che Guevara, non siete altro che leccapiedi dell’ego immenso in cui affogate, brutalizzando li stessi per cui credete di combattere.

lunedì 3 ottobre 2011

LO FANNO APPOSTA


È assolutamente evidente che al Comune di Latina lo fanno apposta.
A piazza Bruno Buozzi, di fronte al Tribunale, avevano messo, nel 2000, la statua intitolata “La pace” di Duilio Cambellotti. Una scultura piccola ma gradevole, con una stilizzata figura che guidava l’aratro verso il tribunale. A me, tutto sommato e considerando le grandi menti dell’amministrazione, non dispiaceva. Avevo elaborato tutta la mia interpretazione di una pace che traccia il suo solco fruttifero verso la giustizia (parola impressa a chiare lettere sul fregio liscio del porticato di facciata del palazzo del tribunale). So bene che tra giustizia e legge c’è una grande differenza ma almeno era un messaggio positivo. O, meglio, per me lo era.
E infatti era troppo. Era un’interpretazione che proprio non stava nella testa di quelli là, quelli del consiglio Comunale. Pertanto, appena insediati, un segno lo dovevano pur dare di come stavano messi. Pensiamo alla giunta precedente che ha voluto essere ricordata ponendo quell’orrido dito in culo che è la cosiddetta scultura al centro dei portici dell’Intendenza di Finanza.
E allora via Cambellotti, via tutto. Adesso ci mettiamo la statua del Seminatore, recuperata dalla sede della Coldiretti. Così ho pensato che, almeno, volessero dare un messaggio diverso: “è giunta l’ora di seminare la giustiza per raggiungere l’uguaglianza”. Ma io sono povero e ingenuo. Infatti il Seminatore è posto con le terga verso il Tribunale. Non solo. Poiché è girato verso sinistra, non guarda in asse verso Piazza del Popolo, il Comune, viale Mazzini; guarda verso l’edicola.
Io ci ho provato a starmi zitto. A cercare di vedere l’aspetto positivo (ehm…), però mi rimbomba nella testa una sola idea. Ora ve la dico e poi ognuno per sé e Dio per tutti.
Quella statua è emblematica, il simbolo chiave della situazione attuale. Cosa è quel popolo che “doveva” coltivare la terra redenta, quel popolo fiero seminatore del fertile agro pontino sottratto alla palude? È un popolo che elegge politici servi di potentati o che costruiscono potentati per sé; perciò, dà le spalle alla Giustizia. È un popolo che vede in giunta comunale gente che non ha votato o che ha preso pochi voti con slogan tipo: “tutto è permesso tranne quello che è espressamente vietato dalla legge”. Cioè, più o meno, siccome non è vietato dalla legge fregarsene del prossimo - sbattersene se ai giardini pubblici i giochi sono distrutti, se nelle scuole ti devono chiedere un contributo per la carta igienica e i colori e, comunque, non puliscono né i cortili né i giardini circostanti, se non c’è un servizio di trasporti decente, se negli uffici pubblici si devono fare trafile ottocentesche (vedi mense scolastiche), se la città è sporca, se non c’è cura e interesse del bene comune - allora è permesso.
Dunque il Seminatore dà le spalle (e il culo) al Tribunale. Inoltre distoglie lo sguardo da qualsiasi riferimento d’interesse pubblico (negando – negandosi - anche la matrice architettonica dell’asse Tribunale - viale Mazzini – Portici Intendenza di Finanza – Piazza del Popolo), rivolgendosi al bar e all’edicola. Mi sa che là davanti non ha più semi…

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Magliette ed altro per ribadire il concetto